Richard

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Addio, mio grande amico speciale.

Ho avuto il privilegio di conoscerti, Richard, qui in Italia, ad una Convention di Star Trek, tantissimi anni fa. La cosa che mi colpì più di tutte fu il tuo animo gentile, la tua spigliata voglia di comunicare nonostante le barriere linguistiche e la gioia con cui portavi avanti e seguivi la tua passione da un vita intera.

Conoscerti mi ha cambiato la vita. E’ stato un regalo meraviglioso. Ritrovarti, anno dopo anno, alle Convention, era come ritrovare un vecchio amico e passare assieme momenti indimenticabili. Quella semplice conoscenza è diventata, negli anni, una vera e propria amicizia, legata a filo doppio. Ancora ricordo quando venni a trovarmi a Torino, appena prima le Olimpiadi invernali, giusto per passare assieme una mezza giornata.

Ricordo il tuo stupore e la tua meraviglia visitando il museo del cinema. In fondo, non vuoi portare uno che ha lavorato per Star Trek ed è legato al cinema e alla televisione per una vita a vedere il museo della Mole? E andiamo, su. Era il minimo che potessi fare, no?

Il ricordo più bello che ho di te, però, è legato al regalo più grande che ho mai ricevuto in vita mia: la possibilità che mi hai dato di partecipare, come staff, alla Convention di Las Vegas nel 2006 per i 40 anni di Star Trek. E’ stato quindici anni fa. Ma lo ricordo come fosse oggi.

Durante quella Convention hai rivoluzionato la mia vita, permettendomi di toccare con mano il mito e di viverlo per cinque lunghi, faticosissimi giorni. Non dimenticherò mai la premura e la gentilezza che hai avuto verso tutti i collaboratori della Convention, me per primo, vero e unico “alieno” dello staff, che arrivava da oltreoceano.

E’ stato un privilegio ed un immenso onore conoscerti, farti da spalla ad ogni Convention per anni e anni, tradurre quello che dicevi, ascoltare i tuoi aneddoti e i tuoi punti di vista, passare più tempo possibile con te, discutere fino a notte fonda, dividere le camere d’albergo ogni volta diverse, scarrozzarti in un lungo e in largo e farmi scarrozzare da te per le strade di Las Vegas. Mi manchi già da morire ora.

Non so nemmeno immaginare quanto mi mancherai più avanti. So solo che ti voglio bene. Te ne ho sempre voluto.

Te ne vorrò per sempre.

Addio, mio grande amico speciale.

Un ricordo unico

Quello che segue è il mio personalissimo rapporto di missione che ho scritto nel lontano 2006, durante la Convention di Las Vegas del 2006, evento cui partecipai sotto invito di Richard, come membro dello staff.

L’ho conservato in un file per tutti questi anni, senza mai pubblicarlo da nessuna parte, nemmeno sul sito dello STIC. E’ qualcosa che ho conservato gelosamente per tutto questo tempo.

Ora, dopo la morte di Richard, voglio pubblicarlo qui. Esattamente com’. Senza un altro editing. Quello che segue è la copia esatta di quello che ho scritto ormai 15 anni fa.

Nel rileggerlo, ho sentito Richard accanto a me, un’ultima volta. Forse è per questo che l’ho scritto: per sentirmi ancora una volta, rileggendolo, parte di qualcosa di davvero speciale.

Las Vegas, NV

Giorno 0 – Martedì 15 Agosto 2006

Ce l’ho. Dopo 18 ore di viaggio con due scali intermedi, afferro saldamente la valigia dal rullo trasportatore. Finalmente sono arrivato. Finalmente sono a Las Vegas, due giorni prima dell’inizio della Convention per festeggiare i 40 anni di Star Trek!

L’aeroporto già profuma di alieno, dal momento che ancora prima di poter raggiungere la zona dei bagagli i passeggeri sono forzatamente spinti attraverso la zona delle slot machine.

Ma non sono qui per questo. La mia è un’altra destinazione: l’Hilton Hotel, al 3000 di Paradise Road. Grazie ad un’inserviente dell’aeroporto davvero gentile, trovo senza difficoltà un taxi che mi scarica, solo 8 minuti dopo, di fronte alla porta girevole dell’immenso hotel.

Il primo problema sembra risolto. Ora non resta che risolvere anche il secondo: trovare la stanza, posare i bagagli e mangiare qualcosa, prima di crollare definitivamente su un letto, sperando di recuperare le energie perse durante il lungo viaggio.

Ma sto dimenticando qualcosa anzi, qualcuno: devo trovare Richard Arnold, dal momento che sono là per aiutarlo durante la Convention.

Poso le valigie, lo chiamo, lo trovo. Saluto lui ed il resto della sua crew, mangiamo ed andiamo a dormire presto. Perché? Perché il giorno dopo la sveglia suonerà alle 07:00. Perché? Perché a pochi metri di distanza dalle nostre camere ci sono 5 enormi locali da allestire e da organizzare prima che la Convention apra i battenti per la pre registrazione dei fan.

Così andiamo a dormire ed io mi addormento letteralmente distrutto, conscio che l’avventura sta per iniziare.

Giorno 1 – Mercoledì 16 Agosto 2006

Ore 07:30 e siamo già tutti in piedi, a far colazione al Buffet dell’Hilton. Una colazione a base di uova strapazzate, bacon, patate e l’immancabile (quanto disgustoso) cappuccino di taglia extralarge sembra essere il punto di partenza di una giornata che ha già dell’incredibile.

Ma qui tutto per me è incredibile, perché da trekker italiano di dimensioni ridotte, tutto ciò che mi circonda sembra incredibilmente enorme e fuori scala.

Raggiungiamo i locali della Convention che, vista la confusione, sembrano più 5 teatri di posa, pronti per girare un film. Gli enormi muri laterali dei locali sono stati aperti, in verticale, per permettere a muletti, trasporti e troupe di costruire ed allestire i locali.

Notiamo subito lo stand di Google, quest’anno lo sponsor più grande fra quelli presenti. I responsabili di Google hanno sguinzagliato una quantità di persone davvero impressionante per montare una sorta di plancia dell’Enterprise di Kirk al centro di una delle sale, con al centro due monitor LCD per proiettare tutte le novità del loro software.

Tutte quelle persone stanno già lavorando da ore per far sì che tutto sia pronto per le 16:30 di pomeriggio. Noi seguiamo Richard in ogni sua mossa, dall’organizzazione dei tavoli per i venditori (che mi ricordano il merchandise della nostra cara Bellaria, solo svariati ordini di grandezza più grande) a quelli per gli attori che andranno ad autografare le loro foto, durante i 4 giorni della Convention.

Per non parlare dell’organizzazione della sala dove campeggia un enorme palco, preceduto da circa 5000 sedie perfettamente disposte all’interno della sala più grande fra quelle a disposizione. Insomma, Richard non ha un attimo di tregua e nemmeno noi.

La giornata passa veloce, dal momento che le cose da sistemare sono molte, ultima la registrazione dei venditori ai quali bisogna fornire un braccialetto che non dovranno mai togliere, pena il divieto di partecipare alla Convention.

Per ultimo, ci registriamo anche noi ed anch’io ricevo un braccialetto arancione. Alle 16:30, poi, con una precisione singolare, una voce maschile informa tutti i presenti che la sala dei venditori è ufficialmente aperta.

Un passo in avanti è stato fatto, dal momento che quella sala era una delle più difficili da organizzare. Siamo contenti e soddisfatti del lavoro e quindi, si può andare a cena.

Aspetto sino a dopo cena per domandare a Richard come mai anche io ed alcuni degli altri ragazzi e ragazze del suo team abbiamo ricevuto i braccialetti e lui ci spiega che anche noi avremo un ruolo attivo nella sala dei venditori, durante questa Convention.

La cosa mi sorprende (in positivo) e chiedo ulteriori spiegazioni. Richard, allora, mi spiega che mentre alcuni di noi andranno ad aiutarlo al suo tavolo io dovrò occuparmi di un altro tavolo, quello del suo amico Brent.

Sorrido per la stranezza del nome che tanto mi ricorda un altro Brent e chiedo che cosa dovrò fare, di preciso. Richard mi guarda e poi ribadisce, conscio che io non ho afferrato molto bene, che il suo amico “Si chiama Brent. Brent Spiner”.

Okay, devo sedermi per organizzare le idee. Che cosa ha appena detto? Sul momento non so bene cosa rispondere per cui mi limito ad annuire ed a sorridere ma credo che Richard abbia capito il mio stato d’animo.

Con tutti i dubbi del caso e mille aspettative per il giorno che sta arrivando, vado a dormire. Anche se, a dirla tutta, l’attesa e la trepidazione hanno lasciato poco spazio al sonno.

Giorno 2 – Giovedì 17 Agosto 2006

Sveglia alle 06:30. Perché oggi è il gran giorno: il primo giorno della Convention ufficiale dei 40 anni di Star Trek. L’affluenza di pubblico prevista per oggi è di circa 4000 persone quindi non possiamo dormire sugli allori (e nemmeno sul comodissimo letto della stanza dell’Hilton) ma dobbiamo sistemare ancora mille cose prima che le porte si spalanchino su questo evento.

Dopo un’altra colazione che mi basterà sino all’ora di cena, raggiungiamo le sale della Convention e lavoriamo sodo per preparare tutto. Mi dedico quindi a spacchettare le cose ed a disporle sul tavolo, proprio accanto a quello di Richard.

E già dalle prima cose che poso sul tavolo, sento che l’emozione comincia a salire. Già, perché le cose che sto spacchettando sono delle buste che contengono delle sceneggiature che recano il logo della Paramount e la scritta Star Trek: The Next Generation.

Sto davvero spacchettando le cose di Data? Sto davvero sistemando per bene sul tavolo, il suo tavolo, i suoi script? Le sue sceneggiature, con tutte le sue battute e quelle del resto del cast di TNG, con tanto di note che lui ha scritto a fianco alle sue linee, per decidere come recitare?

Com’è possibile? “Quelli sono script originali che Brent ha deciso di vendere. Li ha autografati personalmente prima di darmeli” mi spiega ancora Richard. Okay, ora ho davvero bisogno di uno dei caffè americani, per cercare di far mente locale e non pensare alle mille cose che sto pensando.

E mentre sto per chiedere una cosa folle, del tipo “Dici che passerà mai di qua?” lui mi precede e mi assicura che “Brent sarà qui, più tardi, per ringraziarti personalmente”.

Vuole ringraziarmi? Vuole ringraziare me? Un momento, non dovrebbe essere il contrario? No, è proprio così. Vuole ringraziarmi perché lo aiuterò a vendere i suoi script. Dovete scusarmi, ora, perché dopo questa notizia il tempo intercorso nelle due ore successive è rimasto nella mia memoria come qualcosa di sfumato.

Il primo ricordo nitido è quello relativo alle 08:30 momento in cui, accompagnato da un sonoro applauso di tutti i presenti, la Convention ha inizio! In pochissimo tempo tutti i locali a disposizione sono invasi da migliaia di persone.

Persone diversissime fra loro che trovano proprio in questa diversità la forza che li unisce come fossero uno. Ho conosciuto gente che arrivava dal Messico, chi dall’Australia, chi da ogni stato d’America, chi dalla Germania e tanti altri stati europei e non. Sfortunatamente non ho incontrato nessun altro Italiano, ma questo è stato l’unico rammarico di questa vacanza.

Okay, la Convention è iniziata, diamoci da fare. Dopo un’ora dietro al tavolo di Brent ed aver conosciuto già centinaia di persone, chiedo a qualcuno di coprirmi per un po’ perché nella sala Roddenberry comincia l’avventura, con i primi attori sul palco.

Ma non faccio in tempo ad uscire dalla sala dei venditori che incrocio Menina Fortunato che raggiunge il suo tavolo. Guarda un po’, il suo tavolo è contiguo a quello di Brent. Okay, torno indietro, le chiedo se mi può autografare la foto di Maras, tutta verde, appoggiata ad una paratia dell’Enterprise di Archer.

Lei sorride, mi autografa la foto e mi chiede da dove arrivo, visto che il mio accento è strano. Okay, va bene, dopo 18 ore di aereo ed una giornata come quella di ieri sfido chiunque a parlare con un giusto accento. Quindi le spiego che sono italiano e lei si stupisce. “Sei italiano? Quindi sai benissimo che significa Fortunato?”.

Sì che lo so. Parliamo un po’ e lei si scusa perché non parla italiano però mi saluta con un bel “Ciao”. La saluto anch’io con un “Ciao” e mi allontano, giusto in tempo per vedere, a pochi passi da me, qualcuno che non mi sarei mai aspettato di vedere, così da vicino.

Uno dei miei amici al tavolo di Richard, Jerry, si avvicina e mi chiede se ho riconosciuto Walter. Certo che sì, come si può non riconoscere Walter Koenig in giro fra i tavoli dei venditori? Incredibile, è proprio lui. Pavel Chekov a meno di tre metri da me!

Non lo avrei mai pensato possibile. “Ma non è domani la sua apparizione sul palco?” chiedo. “Sì, ma il cast della serie classica è arrivato oggi e parte sabato” mi spiega Jerry. Capisco. Beh, allora lo guardo passare e lui si ferma a parlare con un suo amico proprio di fronte al tavolo di Brent.

Incredibile. Non ho ancora lasciato la sala dei venditori ed ho già incontrato una leggenda vivente. Io e Jerry aspettiamo che finisca di parlare per salutarlo. Lui ci saluta e ci chiede come va. Benissimo!

Però si scusa, deve allontanarsi. Pazienza. Lo vedrò di nuovo sul palco. In tutto questo, però, non ho tenuto conto del tempo e sono quasi le 10. Le 10? Caspita, da un momento all’altro potrebbe arrivare Richard con Brent. E infatti mi sento toccare su una spalla.

Mi volto e trovo Richard ed a fianco a lui … Data. Okay, cercate di capirmi. Non sono cose che capitano tutti i giorni di vedere Brent Spiner che ti cerca. Rimango per un attimo senza parole. “Sei tu Matteo?” chiede Brent. “Sì” rispondo io, leggermente titubante.

Lui allunga una mano. “Piacere di conoscerti” mi dice “e grazie di prenderti cura delle mie cose”. Il piacere è di sicuro più mio, dal momento che ho di fronte un’altra leggenda vivente. Non avrà fatto la serie classica ma, andiamo ragazzi, lui è Data. Lui è il dottor Soong. Lui è Lore ed il dottor Arik Soong. Insomma, lui è Brent Spiner!

Purtroppo non può stare molto perché Richard gli ricorda che da lì a poco deve salire sul palco assieme a Jonathan Frakes. Lui si scusa e se ne va mentre io, annuendo e salutandolo, rimango immobile e senza parole. E’ durato un attimo ma è stato incredibile.

Sono felice ma ancora non so cosa mi aspetta. Dopo la sua apparizione sul palco, infatti, la gente comincia ad invadere in massa la sala dei dealer, pronta a toccare con mano i suoi script che lui ha descritto durante la sua apparizione.

Per quasi 2 ore ho dovuto spiegare cosa fossero quelle sceneggiature e da dove provenissero, per confermare le parole di Brent sul palco. E’ stata dura ma è stato molto divertente perché, nel frattempo, ho potuto vedere e fotografare Tim Russ e Garret Wang, seduti a pochi passi da me.

Okay, sono stanco. Mi siedo per un pò, tanto ormai la gente ha cominciato a scemare e l’affluenza al tavolo di Brent non è più alta. Riprendo fiato e decido di lasciare il tavolo per godermi un po’ del resto della Convention.

Invece, dal nulla, spunta nuovamente Brent, accompagnato da due suoi amici. Si ferma al tavolo e parliamo di nuovo. Mi chiede se tanta gente è venuta a chiedermi se era vero ciò che aveva detto sul palco. Io sorrido. Tanta gente? Credo siano mezzi Stati Uniti ad averlo chiesto.

Dal momento che è lì arriva anche Richard. Allora parliamo un po’. Brent è simpaticissimo ed adora parlare con i fan che, nel frattempo, si sono avvicinati al suo tavolo. Ed eccolo che comincia ad autografare, di nuovo, gli script con tanto di dedica ad un fan che ne ha appena comprato uno.

Ci racconta un paio di cose su quelle sceneggiature ed il tempo vola. Dopo quasi 15 minuti insieme, Brent si scusa ma ora deve proprio andare. Però prima mi ringrazia e per testimoniare la cosa, facciamo una foto stupenda insieme.

(Con Brent Spiner, il tenente comandante Data in Star Trek: The Next Generation)

Dopodichè l’uomo che per anni è stato Data mi stringe nuovamente la mano, mi ringrazia ancora (incredibile) e se ne va, accompagnato da Richard. Il resto di questa incredibile giornata lo passo ancora un po’ dietro al tavolo ed a gironzolare per la Convention.

Purtroppo mi sono perso Avery Brooks (Sisko) sul palco ma la sua apparizione ha coinciso con il mio incontro con Brent, quindi credo che non ci sia nulla per cui lamentarsi, no?

La gente, come primo giorno, è stanca e contenta per aver già visto diversi attori sul palco, quindi oggi le sale chiudono presto. Meno male, perché ho ancora il viaggio sulle spalle e sono distrutto. Distrutto ma al settimo cielo. Quindi dopo un’abbuffata al Buffet dell’Hilton andiamo a dormire.

Giorno 3 – Venerdì 18 Agosto 2006

E siamo di nuovo nella sala venditori. Con Richard facciamo un controllo della sala e poi si apre! Al via il secondo giorno di Convention. Oggi è diverso. C’è leggermente meno gente presente.

Pazienza. Evidentemente la presenza sul palco di diversi esponenti del cast di Voyager non ha incuriosito lo stesso quantitativo di persone di ieri, quando Frakes e Spiner l’hanno fatta da padroni.

Per me non è un problema ed infatti, dal momento che c’è poca gente, posso tranquillamente farmi coprire da qualcuno per andare ad assistere all’incontro sul palco con Kate Mulgrew.

Ragazzi, che donna: Kate è simpaticissima e non perde occasione per scherzare, nonostante da poco abbia subito un lutto, avendo perso la madre solo 2 settimane fa.

Molti le riportano le loro condoglianze ma non perdono l’occasione per porle delle domande, sia sulla serie Voyager, sia sul personaggio di Kathryn Janeway, sia sulla commedia che sta portando in teatro Tea at five, in cui lei interpreta Katharine Hepburn.

Ma possibile che i suoi personaggi più famosi si chiamino tutti Katharine? Comunque sia, lei risponde divertita alle domande ed è davvero felice di essere lì e poter condividere con noi l’esperienza in Star Trek.

Kate sta sul palco più di un’ora, chiedendo ai responsabili se sia possibile rispondere a qualche domanda in più. Nessun problema, solo che dovranno far slittare la sua sessione degli autografi. Allora lei, volentieri, risponde ad altre 3 o 4 domande, prima di salutare calorosamente il pubblico.

Contentissimo di averla vista dal vivo, torno dai miei amici e lì scopro che abbiamo la possibilità di avere il suo autografo. Davvero? Non ci credo. Corro a comprare una sua bellissima foto per pochi dollari ed a farmela autografare. Da vicino, Kate è davvero una bella donna, sempre sorridente e sempre disponibile a salutare e stringere mani.

Aspetto il mio turno ed ottengo, in un attimo, l’autografo di uno dei capitani più risoluti della storia. Ma ora è proprio ora di tornare nella sala dei venditori perché ho sentito una voce e devo verificarla.

Torno e scopro che la voce è vera anzi, verissima: in quella sala c’è Majel Barrett, la First Lady di Star Trek, come la chiamano qui. E’ insieme al figlio, Gene Jr., che ha uno stand di roddenberry.com.

La raggiungo, aspetto che finisca di parlare e le chiedo un autografo. Lei, gentilissima, mi autografa una sua foto. Allora la ringrazio e la lascio, perché ci sono tantissime persone che intendono ringraziarla, ma giurerei di aver visto una sincera commozione nei suoi occhi.

Credo che dopo 40 anni sentirsi ancora ringraziare da un ottantenne o da un venticinquenne per il fatto di aver cambiato la loro vita sia la cosa che più conti al mondo. Ciò che suo marito Gene e lei hanno fatto non morirà mai ed i fan hanno nei suoi confronti un sentimento protettivo, come se fosse una di famiglia.

Ed è proprio in quel momento che capisco che lei è una di famiglia. Perché se Gene è il padre di Star Trek, Majel ne è la madre. Sono felice. Felice perché, autografo a parte, ho avuto la possibilità di avere un contatto umano con una donna speciale, moglie di un uomo speciale.

Ecco cosa ha contato più di tutto durante questa Convention: il contatto umano. A cominciare da Richard e dal resto dei ragazzi e ragazze che lavorano con lui e che condividono con me le stanze dell’hotel.

Continuando con Brent che è stato gentilissimo e simpaticissimo, passando da Walter Koenig, Menina Fortunato, Russ e Wang. Ma non solo. Questa era la Convention dei 40 anni e non c’erano solo gli attori presenti. Volete un altro esempio di contatto umano?

Aver avuto la possibilità, venerdì, di stringere la mano e dire “Grazie, per tutto quello che ha fatto” ad uno delle persone che più ha lavorato dietro alle quinte, contribuendo all’affermazione di Star Trek come saga.

Sto parlando di Michael Okuda. Intravisto dietro allo stand di Christie’s (che sponsorizzava alcuni modellini originali battuti all’asta ad ottobre a New York), l’ho raggiunto e l’ho ringraziato.

Abbiamo parlato per quasi un quarto d’ora, periodo durante il quale lui mi ha mostrato alcuni modellini originali e mi ha raccontato i dietro le quinte legati ad ognuno di questi. Come l’Enterprise-A usata per L’ira di Khan o il falco da guerra romulano usato in A face of Enemy se ricordo correttamente.

Inquadrature, sceneggiature, ogni cosa. Raccontata da lui, come se stessi parlando con un amico di lunga data, a pochi passi da quei favolosi modellini valutati anche oltre i 20,000$.

Ecco ciò che più mi rimarrà nel cuore: l’aver visto Star Trek nella sua forma più umana: aver avuto la possibilità di rimuoverlo dal piedistallo che lo teneva così lontano, dietro allo schermo del televisore o del cinema e poterlo vedere dall’altra parte.

Scoprendo, così, che Star Trek è fatto da persone che condividono una grande passione: l’amore per il prossimo e la volontà di raccontare storie che possano far aprire gli occhi alle persone.

E se qualcuno poteva mostrarmi questo nella sua interezza, quest’uomo è stato sicuramente Michael Okuda che con voce pacata e ritmica mi ha fatto esplorare quegli strani, nuovi mondi, facendomeli toccare con mano.

Credo di poter dire di essere davvero appagato. Ma questo venerdì da leoni non è ancora finito perché dopo qualche altra apparizione sul palco, è ora di chiudere la sala dei venditori. Richard ci chiede di fare l’ultimo giro esplorativo con lui, per assicurarci che tutto sia in ordine.

Ed è proprio in quel momento che abbiamo una (piacevole) sorpresa. Qualcuno ha deciso di lasciare alcune cose, al termine della giornata, sui banchi e di non riporle. Non sono cose qualsiasi, non si tratta di un venditore ma di un’espositore. Richard, però, non è d’accordo e così chiede a me e ad altri due ragazzi di impacchettare quelle cose.

Credetemi, non riuscivo a capacitarmi di ciò che stavo facendo: stavo riponendo (adoperando un’estrema cura), all’interno dei loro appositi contenitori, i make-up originali di Michael Westmore. Make-up Klingon, Borg, Sulibani e tanti altri ancora.

C’era addirittura il famoso ratto cardassiano che Miles O’Brien e Jadzia Dax hanno ucciso in un condotto su Deep Space Nine, con tanto di pompetta nascosta che permetteva al busto di espandersi come se l’animale fosse morente.

E non solo: avete presente il Sulibano morto del primo episodio di Enterprise? Quello disteso in infermeria? Quello analizzato da Phlox? Beh, molti di noi hanno fatto delle foto insieme a quel manichino a grandezza naturale, morbido quasi come un peluche ed alto quasi due metri.

Incredibile anzi, come si dice qui amazing! Dopo aver riposto anche il make-up ferengi originale indossato per anni da Armin Shimerman, siamo andati a cena. E dopo una cena, come sempre, abbondantissima, ho deciso di visitare lo Star Trek Experience (parte integrante e permanente dell’Hilton Hotel) facendo un giro del museo immenso, fermandomi ad osservare le persone che affollavano il Bar di Quark e, soprattutto, facendomi coinvolgere al massimo dalle due attrazioni davvero incredibili quali la Klingon Encounter e la più giovane e strabiliante Borg Invasion 4D.

Credetemi, la sensazione di essere in pericolo di assimilazione da parte di una decina di Borg davvero decisi a catturarvi (nonostante gli sforzi degli ufficiali della Flotta stellare per salvarvi) è stata davvero unica. Per quasi un quarto d’ora si è davvero a bordo di una stazione federale attaccata dai Borg.

Ed anche la prima attrazione è decisamente suggestiva, dal momento che vi teletrasporta a bordo dell’Enterprise-D e vi offre la possibilità di visitare la plancia più famosa del mondo, esattamente identica a quella vista sullo schermo.

E’ senza dubbio da provare. Alla fine, soddisfatto e stanchissimo, sono tornato in stanza dove il mio letto mi aspettava, morbido e riposante.

Giorno 4 – Sabato 19 Agosto 2006

E’ già sabato. Due giorni sono già passati, purtroppo. Ma non mi sento di essere triste perché sono stati giorni intensissimi e ricchi di emozioni davvero forti.

Oggi ci sono quasi 5000 persone perché sul palco, fra poche ore, si riunirà l’intero cast della serie originale in due sessioni: Shatner con Nimoy (insieme) prima e Nichelle Nichols con Walter Koenig e Gorge Takei dopo.

L’emozione è palpabile perché anche se in Italia abbiamo già avuto Kirk&Spock il vederli di nuovo, per di più insieme, festeggiare i 40 anni di Star Trek è qualcosa che capita una sola volta nella vita.

E dal momento che ci sono tutte quelle persone, prima dell’inizio delle apparizioni, i tavoli sono letteralmente inondati di folla. Migliaia di facce, migliaia di volti, usi e costumi diversi: questo è Star Trek e mi trovo d’accordo con i miei amici quando dicono che è proprio in queste occasioni che si può vedere quanto forte sia il messaggio dell’IDIC (Infinite Diversità in Infinite Combinazioni) fermamente rispettato dai vulcaniani.

Ma ora basta indugiare, è ora di assistere all’apparizione del duo Shatner/Nimoy sul palco. O no? Qualcosa non quadra: ho letto male il programma del giorno. Prima dell’apparizione sul palco, Kirk e Spock faranno le foto con i fan. Allora cosa aspetto? Mi metto in fila, aspetto che oltre 600 persone facciano le foto con loro e poi li raggiungo.

Richard li conosce. Sono amici da sempre. Da quando tutti loro lavoravano con Gene alla serie classica. Mi chiama e me li presenta entrambi. Converrete con me che qualunque cosa io dica o scriva ora non renderà mai giustizia alle emozioni provate in quel momento.

Ho fatto la foto con loro, quelle che gli americani chiamano photo ops cioè una foto da solo con Shatner ed una da solo con Nimoy. Sono foto incredibilmente nitide, di dimensioni 20x25cm: un ricordo da incorniciare assolutamente (ed infatti già campeggiano in camera)!

(Con Bill Shatner. Qui non servono presentazioni)
(Con Leonard Nimoy. Anche qui non servono presentazioni)

Dal momento che sono là, alla Convention, come volontario, queste foto sono una sorta di ricompensa per il lavoro svolto in questi giorni e così, con questi 2 trofei in mano, ritorno al tavolo e dopo averli messi in custodia nello zaino, scambio le mie impressioni con i miei compagni di stanza.

Quando l’enorme quantità di persone ha, infine, raggiunto la sala Roddenberry i due attori, simpatici e pimpanti, salgono sul palco, pronti per conquistare il pubblico e Las Vegas (come recitava il sottotitolo sul programma).

Vista la folla incredibile e visto l’enorme regalo appena ricevuto, mi sento contento così e decido di restare al tavolo di Brent e far fronte alle centinaia di persone che si aggiravano ancora per i tavoli.

Ma so dai miei amici che li hanno visti sul palco che sono stati simpatici, furbi e accattivanti. Hanno detto che il pubblico pendeva letteralmente dalle loro labbra. Si è parlato di tutto un po’, compreso il nuovo film, Star Trek XI.

Loro non si sono sbilanciati molto (preferiscono parlare dei loro tempi, quando loro erano Kirk&Spock). Ed in men che non si dica il tempo è volato e loro hanno salutato i fan e lasciato la Convention.

Sì, perché fra poche ore sul palco ci sarà il resto del cast della serie classica: Uhura, Chekov e Sulu. La gente mormora, sembra non resistere all’idea di vedere tutto il cast originale nello stesso giorno. E nemmeno io riesco a contenermi. Dal momento che ho già intravisto Chekov giovedì, fra i tavoli, sono ansioso di vederli tutti e tre riuniti.

Ma il pomeriggio, però, prende una piega diversa da quella sperata. Viste le tantissime persone presenti nella sala venditori per me non è proprio possibile andare a vedere il trio sul palco. Pazienza: ho già conosciuto Shatner e Nimoy, cos’altro posso volere di più? Resto ai tavoli, conscio che ho già avuto un’esperienza indimenticabile, ignaro del regalo che sto per ricevere.

Quando, infatti, il trio Nichols/Koenig/Takei lascia il palco, è il momento per loro di fare le loro photo ops con i fan. I fan hanno, infatti, la possibilità di fare le foto con loro, scegliendo diverse modalità: possono avere la foto con due di loro (a scelta) oppure con tutti i tre insieme. La folla che li attende è impressionante e solo dopo quasi un’ora e mezza attorno alla zona foto la folla comincia a diradarsi.

A questo punto i miei compagni di stanza mi indicano quella zona e mi dicono di andare là. Io non capisco a cosa si riferiscono ma appena arrivo, comprendo di cosa stessero parlando. Davanti a me c’era il trio di attori, ancora intento a fare foto.

A questo punto Richard, di fianco a loro, si volta e mi chiama e come per magia, così come per Shatner e Nimoy, mi sono ritrovato ad abbracciare Uhura con a fianco Chekov e Sulu.

Un click e la foto è fatta (campeggia anche questa con le altre, in camera) e dall’espressione sul mio viso si può notare quanto fossi emozionato. Ovviamente, uno scambio di battute e le immancabili strette di mano erano praticamente d’obbligo e con questo enorme, incredibile ed inimmaginabile opportunità anche il sabato è volato, assieme ad una cena in un ristorante cinese di Las Vegas davvero affascinante.

(Con i mitici Walter Koenig, Nichelle Nichols e George Takei)

Tornato in albergo, dopo aver chiamato a casa (della serie: sono distrutto ma felicissimo) sono andato a dormire, pronto per godermi l’ultimo giorno di Convention.

Giorno 5 – Domenica 20 Agosto 2006

Domenica: giorno con un’affluenza quasi al pari del giorno precedente. Ultimo giorno di Convention. Convention che chiude col botto dal momento che sul palco è previsto praticamente l’intero cast di Enterprise. Si comincia al mattino presto con Jolene Blalock che però, sfortunatamente, non si sente troppo bene.

L’influenza e la febbre la costringono ben presto a rinunciare alle foto, agli autografi ed all’apparizione sul palco. C’è molta delusione fra i fan che non aspettavano altro che vedere la bella vulcaniana dell’ultima serie Trek.

Dal momento che T’Pol è fuori gioco, la Convention ha un tempo morto di un paio d’ore e tutti noi ne approfittiamo per fare un giro in altre sale e per mangiare un boccone. Ed ecco che ho così la possibilità di vedere dal vivo l’allestimento della plancia della serie classica, riprodotta nei minimi dettagli, che ospita le statue di cera dell’intero cast originale.

Kirk seduto alla sua poltrona, Spock alle sue spalle, Uhura alla sua postazione delle comunicazioni, Chekov e Sulu di fronte a tutti e McCoy e Scotty accanto al turbolift.

Tutti lì, come congelati nel tempo. Davvero impressionante, credetemi. La somiglianza delle statue con il cast originale è davvero qualcosa di superlativo. E dal momento che le statue sono di cera finalmente comprendo perché in tutte le sale l’aria condizionata si aggirava intorno ai 18°!

Fra un giro e l’altro arriva il tempo di avere sul palco Trip e Reed, pronti a far morire il pubblico di risate, con i loro siparietti comici. Chiunque fosse a Bellaria per la nostra Convention con Dominic Keating sa già quanto sia simpatico l’interprete dell’ufficiale alla sicurezza.

Ora pensate di raddoppiare questa simpatia mettendo sul palco anche Trip. La risate si sono sprecate, soprattutto quando un fan, invitato sul palco dai due, ha mostrato a tutti, calandosi i pantaloni, che indossava i boxer azzurri come quelli dell’equipaggio dell’Enterprise.

Incredibile, a vedersi, soprattutto se si pensa che Keating ha voluto autografare personalmente quei boxer. Ma alla fine, anche loro hanno dovuto salutare tutti i presenti perché dopo pranzo sarebbe arrivato lui, la new entry più rinomata dell’universo Trek.

L’uomo che è arrivato a Star Trek già famoso: Scott Bakula. Come previsto, per le 14:00 tutte le sale ad eccezione di quella delle apparizioni erano pressoché deserte. E dopo un annuncio da parte del presentatore, ecco sul palco l’ultimo capitano in ordine di produzione ed il primo in ordine cronologico: Jonathan Archer!

Bagno di folla, tripudio, fan esaltati da una presenza scenica davvero forte ed un’irresistibile capacità di accattivarsi la gente con risposte intelligenti e pronte. Personalmente ritengo Bakula il primo, dopo 40 anni, a poter rappresentare una minaccia per Shatner, da sempre indiscusso re della presa in giro nei confronti dei colleghi.

Ebbene, Scott è riuscito in questa impresa. Ogni volta che poteva, lanciava una battuta a Shatner, a Kirk o metteva in relazione i loro due capitani. Ed il pubblico ha simpaticamente apprezzato la cosa. Per Scott era la prima Convention in assoluto e credo che si sia comportato più che bene.

In più di un’occasione ha gentilmente accettato il calore umano che i fan hanno voluto rivolgergli. Soprattutto in due occasioni: la prima quando ha risposto, più che volentieri, al cellulare di un fan che gli ha chiesto se avesse potuto salutare sua moglie, lontana per lavoro. Scott ha accettato di buon grado ed ha passato mezzo minuto al telefono con la donna, scambiando diverse battute.

La seconda, invece, quando una fan ha chiesto di poterlo abbracciare calorosamente. Scott ha annuito e senza problemi è sceso dal palco ed ha abbracciato la simpatica signora, visibilmente commossa. In più ha parlato di Enterprise e della sua cancellazione, lasciando intendere, senza problemi, quanto fosse arrabbiato per questo.

E poi via, a fare autografi ed a fare foto. I tempi della Convention sono molto ristretti rispetto ai nostri italiani, perché la scaletta prevede che sul palco salgano moltissimi attori. Questa è la cosa che più discosta la Convention americana dalla Convention italiana. Chi è stato a Bellaria con Shatner ha potuto avere un’idea di ciò che dico con le primissime risposte di Bill che andava dritto alla risposta senza perdersi in fronzoli.

Con migliaia di fan che fanno domande non si possono avere risposte personalizzate come abbiamo noi e questo rende tutto un po’ più industriale e meno famigliare, se vogliamo. Ma è proprio l’unico aspetto così diverso dalla nostra realtà.

La dipartita di Scott dal palco ha richiamato Michael Dorn, il simpatico attore che abbiamo imparato a conoscere a Bellaria. E quando anche Dorn ha lasciato il palco, con lui si è davvero chiusa la Convention. E con la chiusura della Convention si è conclusa, per me, la più grande esperienza della mia vita trek.

Sono stati quattro giorni intensissimi e ricchi di incredibili emozioni che porterò con me, credo, per sempre.

Conclusioni

Il quarantennale di Star Trek è una cosa che capita una sola volta nella vita. Per quanto mi riguarda ho voluto esserci, perché amo Star Trek e perché questa Convention rappresentava per me la possibilità di mettermi in gioco, andando sino a Las Vegas, prendendo ben 3 aerei differenti per essere là.

Ma è stata anche l’occasione per rafforzare la mia amicizia con Richard Arnold, che ritengo una persona straordinaria. Stare al suo fianco in quei giorni ha rappresentato per me la possibilità di conoscere le sue esperienze in Star Trek, svariati aneddoti e storie accattivanti dei dietro le quinte che hanno ridimensionato ancor di più,  per me, questa saga, facendomela sentire ancor più vicina.

L’idea di scrivere questo rapporto, inoltre, è in parte sua perché mi ha chiesto di dirvi ciò che segue: “Vorrei che sapeste che noi potremo anche organizzare un evento come questo, negli Stati Uniti, ma le Convention in Italia sono molto più divertenti dal momento che c’è molta meno confusione ed avete la possibilità di mangiare tutti insieme, conversando e condividendo le vostre impressioni su Star Trek”.

Dal canto mio, ora, mi sento più maturo, perché ho potuto far parte di quel mondo, dall’altre parte dello specchio e vederlo per ciò che è in realtà: un gruppo di persone che amano il loro lavoro ed amano farlo bene, raccontando, ognuno a suo modo, tante piccole parti di un’unica, grande, storia: la nostra, quella di tutti noi.

Perché annegate nelle storie di Star Trek ci sono le nostre storie, le avventure che sognavamo da bambini e le difficoltà che viviamo ogni giorno. E grazie a Richard ed al calore umano di tutti i presenti, per una volta, queste persone mi sono sembrate tanti amici.

Amici che ho imparato ad amare ed ammirare nel tempo, chi per un motivo, chi per un altro. Ed alla fine mi sono reso conto che questo viaggio, questa convention, i chilometri che mi sono messo alle spalle, tutte quelle facce, le mani strette ed i sorrisi, altro non sono state che l’ennesima prova che Star Trek, e Gene con esso, dopo quarant’anni, sono più vivi che mai.

Forty years … and still trekking.

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